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nocciolino di oliva
L’oliva, frutto dell’area mediterranea, non è preziosa solo in ambito alimentare e cosmetico, ma è utilissima anche in campo energetico.
Infatti dalla spremitura e frangitura delle olive viene generato, come scarto legnoso, il “nocciolino” che diventa una fonte di energia naturale ed efficiente, una biomassa combustibile 100% naturale, ideale per alimentare stufe e caldaie.
Conviene utilizzare il nocciolino per il riscaldamento di casa?
La combustione del nocciolino ha un potere calorifero molto elevato: esso si aggira intorno ai 6,2/7,4 Kw/Kg (per fare un paragone, il potere calorifero del pellet tradizionale, è di circa 4,4 Kw/kg). Questo, grazie anche al suo peso specifico, che è molto più elevato rispetto alle altre biomasse: da ciò deriva una produzione energetica maggiore, e di conseguenza una indubbia convenienza nell’utilizzo di questo combustibile rispetto alle altre biomasse ad uso energetico.
Ulteriore vantaggio del nocciolino è il suo stoccaggio: esso è un prodotto molto leggero e di piccole dimensioni, quindi occupa uno spazio simile al cippato (per la forma), Quindi può essere facilmente imballato, trasportato e distribuito.
Un’altra caratteristica positiva è la tendenza a non essere aggredito da muffe o trasformazioni meccaniche nella forma, grazie alla bassa percentuale di umidità presente e alla struttura moltodura che ne evita le deformazioni.
È un prodotto specifico per: l’alimentazione di caldaie, termocamini, stufe, forni e tutti i tipi di caldaie policombustibili con alimentatore. Inoltre, per gli attestati di analisi e per il suo potere calorifico è richiesto ed utilizzato anche dalle PIZZERIE.
Disponibile in sacchi (20 o 25 kg), bancali ed anche sfuso.
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Spediamo in tutta Italia nocciolino di sansa con i seguenti imballi:
- Sacchi da 15 kg
- Pedane da 91 sacchi per un totale di 13,65 quintali
- Sacchi da 25 kg
- Pedane da 55 sacchi per un totale di 13,75 quintali
- Sfuso: caricato direttamente su tutte le tipologie di trasporto (bilici,autotreni e botti pneumatiche).
pellet
Grazie ai suoi molteplici vantaggi, tra i combustibili per il riscaldamento il pellet oggi è sempre più utilizzato. Le termostufe a pellet, con i loro design esclusivi che permettono di integrarle in qualsiasi contesto, riscaldano in modo rapido e uniforme uno o più ambienti e ciò ha incrementato notevolmente l’uso del pellet.
Cos’è il pellet?
Il pellet di legno è un combustibile naturale al 100% perché è ricavato dalla pressatura della segatura essiccata. Il legno viene ridotto in segatura, essiccato e pressato in piccoli cilindri del diametro di pochi millimetri. È un prodotto realizzato esclusivamente con legno vergine ed ottenuto attraverso semplici operazioni meccaniche. Non contiene quindi additivi, né colle o solventi chimici ed è compatto grazie alla lignina, elemento naturale del legno. E’ un prodotto di facile uso e non inquinante, con emissioni di CO2 ridottissime.
I vantaggi del pellet
Il pellet è un combustibile altamente ecologico, rispettoso dell’ambiente esterno, ma anche di quello interno, perché non rilascia sostanze nocive. A parità di prezzo rispetto agli altri combustibili, fornisce un livello di calore più elevato e prolungato nel tempo, per questo risulta più conveniente.
Inoltre il suo uso risulta essere molto comodo, perché si vende in sacchetti che pesano poco, richiedono poco spazio per la conservazione e non sporcano con residui indesiderati. Anche il residuo di ceneri è molto basso.
GUSCI DI MANDORLE
I gusci di mandorle sono un prodotto completamente naturale, che non è trattato in alcun modo. A seconda dell’utilizzo, si possono avere i gusci di mandorle sia macinati, sia interi. Il loro potere calorifero è di 4.300 Kcal/Kg. Questo prodotto è consigliato per le caldaie domestiche, i panifici, le pizzerie etc..
FERTILIZZANTI
La nostra azienda commercializza i migliori prodotti per l’agricoltura, poiché la scelta dei nostri partner è il frutto della nostra esperienza nel settore. Il mondo dell’agricoltura ci appartiene da oltre 25 anni. Siamo convinti di restituire alla natura ciò che prendiamo e abbiamo innovazioni nutritive per un’agricoltura sostenibile.
Il concime è impiegato in agricoltura e giardinaggio allo scopo di conferire al terreno uno o più elementi nutritivi utilizzabili dalle piante.
Gli elementi nutrivi si classificano in base all’essenzialità, ai quantitativi assorbiti, alle funzioni svolte.
Gli elementi essenziali per tutte le specie vegetali sono 16: carbonio, ossigeno, idrogeno, azoto, fosforo, potassio, calcio, zolfo, magnesio, cloro, ferro, rame, zinco, manganese, boro, molibdeno.
MACROELEMENTI
I macroelementi sono distinti in elementi principali della fertilità (o semplicemente macroelementi) e in elementi secondari (o mesoelementi). Questa distinzione si basa sulla risposta, da parte delle piante, all’apporto specifico attraverso la concimazione. In generale, le piante rispondono positivamente alla somministrazione artificiale degli elementi principali perché richiesti in grandi quantità e presenti nel terreno in quantità limitate per carenza effettiva o per immobilizzazione.
Gli elementi principali della fertilità, sono quelli generalmente necessari alla pianta e, in loro assenza o scarsità, possono comportarsi come fattori limitanti della produzione. Questi elementi sono perciò somministrati artificialmente con la concimazione in condizioni ordinarie:
- Azoto,
- Fosforo,
- Potassio,
I mesoelementi sono invece apparentemente non necessari perché, in condizioni ordinarie, non producono effetti sulla resa:
- Calcio,
- Magnesio,
- Zolfo,
- Cloro
Il sodio viene generalmente considerato come un elemento sgradito (terreni salini). Tuttavia in Europa settentrionale, dove scarseggia nel suolo, gli si attribuisce grande importanza, soprattutto nella concimazione dei pascoli, per arricchire la dieta del bestiame. Nelle specie che manifestano esigenza, il sodio si comporta come mesoelemento.
L’azoto
Per le piante l’azoto è un elemento essenziale.
Il livello produttivo della coltura è primariamente condizionato dalla disponibilità d’azoto nel suolo. Esso stimola l’accrescimento delle piante e determina una presenza abbondante di clorofilla nelle foglie.
Viene assorbito prevalentemente in forma nitrica. I concimi azotati possono invece contenere l’azoto in forma nitrica, ammoniacale, ureica e organica.
Nella forma nitrica viene assorbito velocemente dalle piante e i risultati sono visibili a breve termine. Tuttavia ha il grave difetto di presentare un’elevata dilavabilità, raggiunge cioè molto velocemente gli strati più profondi del terreno, diventando inutilizzabile ed andando ad inquinare la falda acquifera.
Nella forma ammoniacale si ha un rilascio del nutriente più graduale, dato che per venire trasformato in azoto nitrico necessita di un certo periodo di tempo, richiesto dalla nitrificazione. Se ne ha così un migliore utilizzo, con minori perdite. Di conseguenza i concimi nitrici sono indicati per bisogni immediati, quelli ammoniacali per bisogni più diluiti nel tempo (ad esempio durante la semina).
La carenza d’azoto provoca accorciamento del ciclo biologico della pianta, clorosi fogliare, crescita lenta e stentata, produzioni basse. L’eccesso d’azoto provoca squilibri nel ciclo biologico della pianta, scarsa lignificazione dei tessuti, con conseguente predisposizione ad avversità soprattutto parassitarie, eccessivo rigoglio vegetativo con consumi idrici più intensi, accumulo di nitrati nelle foglie; inoltre, come accennato precedentemente, l’eccesso di azoto nel terreno aumenta il rischio d’inquinamento delle falde acquifere.
Il Fosforo
Il fosforo è un elemento di cui la pianta non necessita in grande quantità, ma la sua carenza può provocare gravi problemi: esso è estremamente importante al momento della fioritura, ma interviene in tutti i processi fondamentali del metabolismo. Si concentra nelle zone giovanili della pianta, è importante per il metabolismo energetico e nelle reazioni di sintesi, demolizione e trasformazione. Inoltre aumenta la velocità di maturazione del prodotto finale, e ne rende migliore la qualità esteriore. Favorisce anche la radicazione. Una carenza di fosforo ha come conseguenza lo sviluppo di piante esili, a portamento eretto e con una crescita stentata.
Il potassio
Il potassio è un elemento chimico che la pianta assorbe facilmente e in gran quantità. L’assorbimento però può essere limitato dalla presenza di altri cationi, come il calcio. Nella pianta è presente soprattutto nelle parti giovanili, e rimane libero nei succhi cellulari sotto forma di sali diversi. Adeguate dosi di potassio fanno sì che la pianta assorba l’acqua con più facilità, aumenti la resistenza al gelo e agli attacchi parassitari e venga favorita la sintesi proteica, aumentando la produzione di ATP.
Il potassio è fondamentalmente un elemento poco mobile, trattenuto bene dal potere assorbente del terreno; possono tuttavia esserci carenze nei terreni calcarei perché è in competizione con il calcio e il magnesio nella saturazione dei colloidi. La disponibilità di potassio non rappresenta invece un problema nei terreni neutri e acidi che ne sono dotati, soprattutto quelli con un buon tenore in argilla. I terreni italiani in genere sono molto ricchi di potassio, perciò la concimazione potassica è spesso trascurata per le colture meno esigenti. Una buona dotazione in potassio in ogni modo non è necessariamente correlata ad una disponibilità per le piante: i terreni sabbiosi, ad esempio, possono essere costituzionalmente ricchi di potassio ma poveri nella forma assimilabile in quanto si tratta prevalentemente di potassio reticolare.
Il primo effetto della carenza di potassio è la diminuzione del turgore cellulare delle piante colpite. Inoltre si formano foglie esili e con decolorazione centrale e, come conseguenza, una necrosi generalizzata delle foglie che fa assumere alla pianta uno stato di appassimento. Effetti di una carenza di potassio, soprattutto con una nutrizione sbilanciata verso l’azoto, sono la scarsa lignificazione e una generale suscettibilità agli attacchi parassitari e la produzione di frutti dal gusto appiattito e insipido, con ridotto tenore in zuccheri e sali minerali.
MICROELEMENTI
I microelementi agiscono in quantità limitatissime, svolgendo però un ruolo fondamentale, dato che entrano nella costituzione degli enzimi.
- Boro, per la riproduzione.
- Manganese, interviene nella sintesi della clorofilla, attiva gli enzimi.
- Rame, presente nella clorofilla, attiva gli enzimi.
- Zinco, presente negli enzimi e nelle auxine.
- Molibdeno, microelemento usato per l’azotofissazione, è indispensabile per le leguminose.
- Cobalto, fissa l’azoto.
- Ferro, interviene nella sintesi della clorofilla.
La carenza di ferro si manifesta molto vistosamente, determinando un ingiallimento fogliare che prende il nome di clorosi. Il nome fa riferimento alla causa della decolorazione, l’assenza di clorofilla nelle cellule fogliari. La depigmentazione dei tessuti fotosintetizzanti porta, nei casi più gravi, ad una morte per denutrizione. Vi sono altri elementi, solitamente presenti nel suolo, ma che comunque sono importanti per la crescita delle piante:
- Cloro, aiuta la crescita delle radici.
- Silicio, rinforza la parete cellulare, aumenta la resistenza a caldo e siccità.
- Nickel, rilascia l’azoto
CLASSIFICAZIONE DEI CONCIMI
In base al contenuto in carbonio, legato chimicamente ad un elemento principale della fertilità, i concimi si distinguono in organici, organominerali, minerali (o chimici). In realtà la distinzione fra queste categorie è basata su un criterio convenzionale adottato dalla normativa vigente:
- sono concimi organici quelli prodotti da un’attività biologica e che contengono carbonio legato chimicamente ad un elemento della fertilità;
- sono concimi organominerali quelli ottenuti dalla miscelazione o da una reazione di uno o più concimi organici con uno o più concimi minerali;
- sono concimi minerali o chimici quelli ottenuti da giacimenti minerali, usati tali e quali o trattati industrialmente con processi di raffinazione o di trasformazione, quelli ottenuti per via sintetica, quelli ottenuti dal trattamento industriale di prodotti inorganici di origine biologica.
Concimi semplici e concimi composti
I concimi semplici sono quei concimi in cui è presente un solo elemento (o azoto, o fosforo, o potassio). Ad esempio il nitrato del Cile è un concime semplice, infatti è presente unicamente azoto.
I concimi composti (o complessi) sono quei concimi in cui sono presenti due o più elementi. La combinazione tra gli elementi può essere ottenuta per miscelazione di concimi semplici o per combinazione chimica. Tradizionalmente si definivano composti quelli ottenuti mediante miscelazione, complessi quelli ottenuti mediante combinazione chimica, ma oggi i due termini sono considerati sinonimi e, tra i due, si tende a preferire il primo.
I concimi composti sono definiti concimi binari quando sono presenti due degli elementi principali della fertilità; sono definiti ternari quando sono presenti tutti e tre (NPK). Sono concimi binari quelli fosfo-potassici (PK), quelli nitro-potassici (NK) e quelli fosfo-azotati (NP).
Il titolo di un concime ternario è contrassegnato da tre numeri separati da un trattino. Il primo numero indica la percentuale in peso di azoto espresso come N, il secondo il fosforo espresso come P2O5 e il terzo il potassio espresso come K2O. Ad esempio un concime tipo 30-20-25 possiede il 30% di N, il 20% di P2O5 e il 25% di K2O.
Concimi minerali
I concimi minerali, detti anche chimici, sono concimi che non contengono carbonio. A seconda che contengano azoto, fosforo o potassio vengono definiti rispettivamente concimi azotati, fosforici o potassici.
I concimi chimici rendono subito disponibili gli elementi nutritivi.
Concimi organo-minerali danno il pronto nutrimento degli elementi chimici e il nutrimento ritardato e prolungato degli elementi rilasciati dalla sostanza organica. In sintesi, l’effetto dei concimi chimici e di quelli organo-minerali è immediato ma, nel primo caso si esaurisce in fretta, mentre nel secondo dura a lungo, così come dura a lungo quello dei fertilizzanti bio, che è però “a scoppio ritardato”.
Concimi organici
Quelli biologici agiscono più lentamente perché la sostanza organica si deve “sciogliere” nella terra prima di poter liberare gli elementi minerali semplici, ma nel frattempo migliorano il substrato e nutrono più a lungo perché le sostanze nutritive vengono assorbite poco per volta.
Sono concimi che contengono carbonio, legato ad uno degli elementi della fertilità (azoto, fosforo, potassio). Secondo la normativa, i concimi organici devono essere necessariamente di origine biologica (animale, vegetale o mista) perciò sono esclusi da questa categoria i composti organici prodotti per via sintetica: ad esempio, l’urea, pur essendo un composto organico, è da considerarsi un concime minerale in quanto è prodotta per via sintetica. D’altra parte il comportamento dell’urea nel terreno è molto simile a quello degli altri concimi minerali azotati.
I concimi organici (naturali), oltre ai tre elementi principali per la fertilità del terreno (azoto, fosforo e potassio), contengono il carbonio e non possono che essere di origine animale o vegetale. In larga misura, i concimi organici traggono origine da liquami, letame e resti di animali.
I principali e conosciuti concimi organici sono:
Lo Stallatico
Ossia il letame equino e bovino (lettiera impregnata dalle deiezioni degli stessi) opportunamente lavorato. E’ un ottimo concime naturale, per le sue proprietà nutritive verso le colture e le piante da giardino. La complessiva lavorazione, che può durare anche oltre un semestre, comprende:
Una prima fase, durante la quale il letame viene miscelato e quindi lasciato maturare per alcuni mesi.
Una seconda fase, ovvero periodo per la necessaria essicazione.
Una terza fase, nella quale avviene la granulazione e il confezionamento.
Lo stallatico, commercializzato in sacchi, reperibili presso vivai e consorzi agrari, può essere usato da solo o con l’aggiunta di altri composti.
La Pollina
Altro importante concime organico, ricavato dagli escrementi di polli adeguatamente lavorati. Anche la produzione della pollina richiede un periodo di lavorazione di circa un semestre. In pratica, gli escrementi dei polli disposti in cumuli vengono lasciati maturare, ossia fermentare, per alcuni mesi, dopodiché vengono lasciati essiccare e quindi ridotti in granuli.
La leonardite
Una sostanza di origine fossile utilizzabile anche per le colture biologiche, dal momento che non contiene sostanze chimiche.
La cornunghia
Fertilizzante di origine animale, cosiddetto perché ottenuto dalla lavorazione di corna e unghie di bovini. Questa possiede un alto contenuto di azoto, che la rende particolarmente indicata per la concimazione di orti, giardini, manti erbosi, prati e piante sempreverdi.
Concimi a Pronto effetto o lento rilascio
Due sono le modalità d’azione del concime: immediata (i cosiddetti “a pronto effetto”) o ritardata (i cosiddetti “a lenta cessione”).
I primi sono i concimi minerali o organo-minerali che rilasciano subito i nutrienti, che però altrettanto in fretta possono esaurirsi (è il caso del concime solo chimico) obbligando a una nuova somministrazione ravvicinata (ogni 7-30 giorni in base al tipo di pianta e alla stagione); si tratta in genere dei fertilizzanti liquidi. Sono adatti a chi vuole subito risultati visibili ed è costante e regolare nel praticare l’operazione. Rispettate non solo i tempi, ma anche le dosi indicate in etichetta: un sovradosaggio o un minor intervallo d’intervento può provocare danni irreversibili alle piante.
I secondi sono i concimi biologici, ma anche i concimi chimici in formula retard: i nutrienti vengono rilasciati lentamente e per un lungo periodo, variabile fra due e quattro mesi in base alla composizione del prodotto, alla temperatura dell’ambiente e alla frequenza e quantità d’acqua (piovana o d’annaffiatura) ricevuta. Perfetti per chi ha poco tempo o si dimentica di concimare a cadenze fisse e ravvicinate, anche se l’azione è meno “spettacolare”.
METODI DI CONCIMAZIONE
Le concimazioni sono distinte in:
- Condimazione di fondo – Viene effettuata con quei macroelementi che restano immobilizzati nel terreno: il fosforo, il potassio o ambedue, a seconda delle necessità. Consiste nel concimare prima dell’aratura, in modo tale da interrare i nutrienti uniformemente nella sezione di suolo che sarà investigata dalla rizosfera della coltura.
- Condimazione di presemina – Effettuata appena prima della semina (o in contemporanea). Si usa per dare alla coltura, se necessario, la prima frazione di azoto. Può essere utile anche per distribuire fosforo in terreni molto dilavabili.
- Concimazione di copertura – È effettuata con la coltura in atto. È fondamentale per la distribuzione dell’azoto in particolare nelle colture erbacee, in quanto, adattando quantità e momento dell’intervento a seconda dell’andamento della coltura, è possibile regolarne il ciclo. Un tipo molto avanzato di concimazione di copertura è la fertirrigazione che si attua soprattutto su colture arboree o orticole irrigate con impianti d’irrigazione localizzati o a goccia.